martedì 28 ottobre 2014

Pope Francis - Evolution - Creation - Benedictus


SESSIONE PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE DI
UN BUSTO IN ONORE DI PAPA BENEDETTO XVI
Casina Pio IV
Lunedì, 27 ottobre 2014

Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Illustri Signore e Signori!
Mentre cadeva il velo dal busto, che gli Accademici hanno voluto nella sede della Pontificia Accademia delle Scienze in segno di riconoscimento e gratitudine, un’emozione gioiosa si è fatta viva nella mia anima. Questo busto di Benedetto XVI rievoca agli occhi di tutti la persona e il volto del caro Papa Ratzinger. Rievoca anche il suo spirito: quello dei suoi insegnamenti, dei suoi esempi, delle sue opere, della sua devozione alla Chiesa, della sua attuale vita “monastica”. Questo spirito, lungi dallo sgretolarsi con l’andare del tempo, apparirà di generazione in generazione sempre più grande e potente. Benedetto XVI: un grande Papa. Grande per la forza e penetrazione della sua intelligenza, grande per il suo rilevante contributo alla teologia, grande per il suo amore nei confronti della Chiesa e degli esseri umani, grande per la sua virtù e la sua religiosità. Come voi ben sapete, il suo amore per la verità non si limita alla teologia e alla filosofia, ma si apre alle scienze. Il suo amore per la scienza si riversa nella sollecitudine per gli scienziati, senza distinzione di razza, nazionalità, civiltà, religione; sollecitudine per l’Accademia, da quando san Giovanni Paolo II lo nominò membro. Egli ha saputo onorare l’Accademia con la sua presenza e con la sua parola, e ha nominato molti dei suoi membri, compreso l’attuale Presidente Werner Arber. Benedetto XVI invitò, per la prima volta, un Presidente di questa Accademia a partecipare al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, consapevole dell’importanza della scienza nella cultura moderna. Certo di lui non si potrà mai dire che lo studio e la scienza abbiano inaridito la sua persona e il suo amore nei confronti di Dio e del prossimo, ma al contrario, che la scienza, la saggezza e la preghiera hanno dilatato il suo cuore e il suo spirito. Ringraziamo Dio per il dono che ha fatto alla Chiesa e al mondo con l’esistenza e il pontificato di Papa Benedetto. Ringrazio tutti coloro che, generosamente, hanno reso possibile quest’opera e questo atto, in modo particolare l’autore del busto, lo scultore Fernando Delia, la famiglia Tua, e tutti gli Accademici. Desidero ringraziare tutti voi che siete qui presenti ad onorare questo grande Papa.
Alla conclusione della vostra Sessione plenaria, cari Accademici, sono felice di esprimere la mia profonda stima e il mio caloroso incoraggiamento a portare avanti il progresso scientifico e il miglioramento delle condizioni di vita della gente, specialmente dei più poveri.
State affrontando il tema altamente complesso dell’evoluzione del concetto di natura. Non entrerò affatto, lo capite bene, nella complessità scientifica di questa importante e decisiva questione. Voglio solo sottolineare che Dio e Cristo camminano con noi e sono presenti anche nella natura, come ha affermato l’apostolo Paolo nel discorso all’Areopago: «In Dio infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). Quando leggiamo nella Genesi il racconto della Creazione rischiamo di immaginare che Dio sia stato un mago, con tanto di bacchetta magica in grado di fare tutte le cose. Ma non è così. Egli ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla propria pienezza. Egli ha dato l’autonomia agli esseri dell’universo al tempo stesso in cui ha assicurato loro la sua presenza continua, dando l’essere ad ogni realtà. E così la creazione è andata avanti per secoli e secoli, millenni e millenni finché è diventata quella che conosciamo oggi, proprio perché Dio non è un demiurgo o un mago, ma il Creatore che dà l’essere a tutti gli enti. L’inizio del mondo non è opera del caos che deve a un altro la sua origine, ma deriva direttamente da un Principio supremo che crea per amore. Il Big-Bang, che oggi si pone all’origine del mondo, non contraddice l’intervento creatore divino ma lo esige. L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono.
Per quanto riguarda l’uomo, invece, vi è un cambiamento e una novità. Quando, al sesto giorno del racconto della Genesi, arriva la creazione dell’uomo, Dio dà all’essere umano un’altra autonomia, un’autonomia diversa da quella della natura, che è la libertà. E dice all’uomo di dare il nome a tutte le cose e di andare avanti nel corso della storia. Lo rende responsabile della creazione, anche perché domini il Creato, perché lo sviluppi e così fino alla fine dei tempi. Quindi allo scienziato, e soprattutto allo scienziato cristiano, corrisponde l’atteggiamento di interrogarsi sull’avvenire dell’umanità e della terra, e, da essere libero e responsabile, di concorrere a prepararlo, a preservarlo, a eliminarne i rischi dell’ambiente sia naturale che umano. Ma, allo stesso tempo, lo scienziato dev’essere mosso dalla fiducia che la natura nasconda, nei suoi meccanismi evolutivi, delle potenzialità che spetta all’intelligenza e alla libertà scoprire e attuare per arrivare allo sviluppo che è nel disegno del Creatore. Allora, per quanto limitata, l’azione dell’uomo partecipa della potenza di Dio ed è in grado di costruire un mondo adatto alla sua duplice vita corporea e spirituale; costruire un mondo umano per tutti gli esseri umani e non per un gruppo o una classe di privilegiati. Questa speranza e fiducia in Dio, Autore della natura, e nella capacità dello spirito umano sono in grado di dare al ricercatore un’energia nuova e una serenità profonda. Ma è anche vero che l’azione dell’uomo, quando la sua libertà diventa autonomia – che non è libertà, ma autonomia – distrugge il creato e l’uomo prende il posto del Creatore. E questo è il grave peccato contro Dio Creatore.
Vi incoraggio a continuare i vostri lavori e a realizzare le felici iniziative teoriche e pratiche a favore degli esseri umani che vi fanno onore. Consegno ora con gioia il collare, che mons. Sánchez Sorondo darà ai nuovi membri. Grazie.
  

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Ultimo trabalho do curso: William of Ockham - Giordano Bruno - Galileu Galilei

Ultimo trabalho do curso

1) William of Ockham
2) Giordano Bruno

3) Galileu Galilei


Qual a causa do desentendimento com a Igreja Catòlica (inclusive os precedentes)? Como se desenvolveu? Como foi resolvido o problema? E, o "estado da questio" (entenda-se, atualmente)?

O pensamento epistemològico de Popper



PENSAMENTOS ANTERIORES A POPPER[1]
Desde a Antiguidade o critério que define a ciência vem sendo discutido. Entre os gregos o problema que se colocava era a diferença entre opinião e ciência, pois eles tinham a necessidade de adotar um discurso coeso acerca do que se podia demonstrar; isto era paralelo ao saber contingente.
Schmidt e Santos apontam que o pensamento filosófico ocidental, antes de Popper, aplicou-se em descobrir o porquê dos constantes erros encontrados em suas pesquisas, baseado na crença da evidência da verdade. Estes autores também lembram Descartes, o qual defende que premissas verdadeiras imunizam a pesquisa de conclusões falsas ou duvidosas; a evidência seria o critério de verdade. Para este autor, o cientista deve se desfazer de ideias preconcebidas e sem fundamentos, ele, então, partiria da observação, da auto evidência.
No século XX, com a queda do sistema teórico da física newtoniana, fato que estarreceu a comunidade científica da época, o positivismo lógico sofreu duras críticas. Este então, pregador do conhecimento seguro pela experiência, deflagrou fortes questionamentos a metafísica, com intuito de salvaguardar o significado a partir do verificável.

POPPER: UMA POSTURA CONTRÁRIA AO INDUTIVISMO
Karl Popper, em sua obra fundamental A Lógica da Pesquisa Científica, introduz uma nova discussão epistemológica, onde a realidade é inteligível e cabe ao homem ordená-la. Então, a partir de tentativas e erros, visto que o homem sempre aprende com os seus erros, eleva tal categoria a um patamar superior, afirmando que tal experiência é responsável pela mobilidade da ciência, servindo como força propulsora. Então, para tal fim, nega com profunda radicalidade o princípio da indução como método do procedimento científico, pelo simples fato de que uma futura constatação poderá contradizer a todas as anteriores. Desse modo, conforme já afirmado por Hume, abandona-se a ideia de que se pode fundamentar um enunciado universal a partir dum particular. Com isso, pode-se dizer que enunciados singulares não podem atestar uma teoria.
Para Popper a ciência é feita através da construção de hipóteses, teorias e conjecturas, fruto da imaginação criadora do homem, que o aproxima cada vez mais da verdade. Portanto, trata-se de uma construção racional e histórica, pois os homens agem e pensam tendo como referência o tempo em que vivem. Tal feito dá-se pela não cristalização das teorias, de modo a compreender a naturalidade em que se substituem teorias menos satisfatórias por aquelas que contemplem maior conteúdo. Então, através do critério da falseabilidade, estabelece o que é ciência e o que é metafísica. Com isso, toda proposição que puder ser refutada com experiência empírica é científica. De modo que acontecendo o contrário, será metafísica.
Acontece que com Popper todo teoria deve ser questionada de modo a ver se suporta as mais diversas refutações, desse modo, quanto mais for refutada, melhor será a teoria.

CRÍTICAS AO PENSAMENTO POPPERIANO
Este capítulo evidencia debates filosóficos, algumas opiniões de Popper e de críticos ao pensamento do autor. As seguintes críticas evidenciadas são do professor Thomas S. Kuhn, ele contesta quando afirma que o cientista é um solucionador de problemas. A ciência só parte destes, eles aparecem quando demonstram que há algo de errado frustrando as expectativas, ou quando se há dificuldades e contradições.
Segundo Kuhn, os cientistas são solucionadores de enigmas e não de problemas. O termo enigma tem o objetivo de enfatizar que as dificuldades que costumeiramente são enfrentadas pelos cientistas são como enigmas de palavras cruzadas ou de charadas de xadrez, desafios apenas ao seu engenho, pois para ele a dificuldade é do cientista e não da teoria, ele afirma que a posição é quase contraria a de Popper.
Outra questão é os testes na substituição teorias científicos, mas algumas teorias foram substituídas sem antes terem sido testadas. A tese proposta por Popper de que se pode aprender com nossos erros, pois é errada para Kuhn, não é compreensível que um erro se possa se transforma em saber.
 Para Kuhn, o máximo que se pode afirmar a este aspecto é que uma teoria que não era um erro passou a sê-lo, ou por outro lado, que um cientista errou ao obstinar-se a uma teoria por um tempo muito longo. Consoante, assevera Kuhn, o que Popper nos deu não foi uma lógica do conhecimento, mas uma ideologia e em lugar de regras metodológicas, ofereceu aforismos de procedimento.
A ciência normal, para Kuhn, seria a desempenhada por um cientista, ou seja, aquele que acolhe o dogma dominante do dia, que não deseja contestá-lo e que só aceita uma teoria revolucionária, quando a maioria dos membros da comunidade a que pertence está pronta para aceitá-la.
Estas poucas diferenças de opinião entre Kuhn e Popper — certamente não tentamos esgotar o assunto nem, tampouco, apresentar todos os pontos divergentes entre ambos — têm como intuito incrementarmos a erudição acerca do pensamento popperiano.



[1] Karl Raimund Popper (Viena, 28 de Julho de 1902 — Londres, 17 de Setembro de 1994) foi um filósofo da ciência austríaco naturalizado britânico. É considerado por muitos como o filósofo mais influente do século XX a tematizar a ciência 1 . Foi também um filósofo social e político de estatura considerável, um grande defensor da democracia liberal e um oponente implacável do totalitarismo. Ele é talvez mais bem conhecido pela sua defesa do falsificacionismo como um critério da demarcação entre a ciência e a não-ciência, e pela sua defesa da sociedade aberta.
Biografia
Nascido numa família de classe alta de origem judaica secularizada, foi educado na Universidade de Viena. Concluiu o doutoramento em filosofia em 1928 e ensinou numa escola secundária entre 1930 e 1936. Em 1937, a ascensão do Nazismo levou-o a emigrar para a Nova Zelândia, onde foi professor de filosofia em Canterbury University College, Christchurch. Em 1946, foi viver na Inglaterra, tornando-se assistente (reader) de lógica e de método científico na London School of Economics4 , onde foi nomeado professor em 1949. Foi nomeado cavaleiro da Rainha Isabel II em 1965, e eleito para a Royal Society em 1976. Reformou-se da vida académica em 1969, apesar de ter permanecido activo intelectualmente até à sua morte, em 1994. Recebeu a insígnia de Companheiro de Honra (Companion of Honour) em 1982. Popper recebeu vários prémios e honras no seu campo, incluindo o prémio Lippincott da associação americana de ciência política, o prémio Sonning, e o estatuto de membro na sociedade real, na academia britânica, London School of Economics, Kings College de Londres e o Darwin College de Cambridge.
A filosofia de Popper
Popper cunhou o termo "Racionalismo Crítico" para descrever a sua filosofia. Esta designação é significante e é um indício da sua rejeição do empirismo clássico e do observacionalismo-indutivista da ciência, que disso resulta. Apesar disso, alguns académicos, incluindo Ernest Gellner, defendem que Popper, não obstante não se ter visto como um positivista, se encontra claramente mais próximo desta via do que da tradição metafísica ou dedutiva. Popper argumentou que a teoria científica será sempre conjectural e provisória. Não é possível confirmar a veracidade de uma teoria pela simples constatação de que os resultados de uma previsão efectuada com base naquela teoria se verificaram. Essa teoria deverá gozar apenas do estatuto de uma teoria não (ou ainda não) contrariada pelos factos. O que a experiência e as observações do mundo real podem e devem tentar fazer é encontrar provas da falsidade daquela teoria. Este processo de confronto da teoria com as observações poderá provar a falsidade da teoria em análise. Nesse caso há que eliminar essa teoria que se provou falsa e procurar uma outra teoria para explicar o fenómeno em análise. (Ver Falseabilidade). Em outras palavras, uma teoria científica pode ser falsificada por uma única observação negativa, mas nenhuma quantidade de observações positivas poderá garantir que a veracidade de uma teoria científica seja eterna e imutável. Alguns consideram este aspecto fulcral para a definição da ciência, chegando a afirmar que "científico" é apenas aquilo que se sujeita a este confronto com os factos. Ou seja: afirmam que só é científica aquela teoria que possa ser falseável (refutável). Existem críticas contundentes quanto a esse aspecto. Essas remanescem no bojo da própria Filosofia que Popper propõe. E por quê? Ao afirmar que toda e qualquer teoria deve ser falseável, isso se aplica à própria teoria da falseabilidade popperiana. Portanto, a falseabilidade deve ser falseável em si mesma. Diante dessa evidente necessidade - sob a pena de sua teoria ser não-universal e portanto derrogada pela sua imprecisão - poderá existir proposições em que a falseabilidade não é aplicável (vide teorema da incompletude de Kurt Gödel). Nos dias de hoje, verifica-se que o falsificacionismo popperiano não é princípio de exclusão, mas tão somente de atribuição de graus de confiança ao objecto passível do crivo científico. Outros argumentam que estas críticas não fazem sentido devido a teoria de Popper não ser científica, por não se ocupar de fatos contingentes. Para Popper a verdade é inalcançável, todavia devemos nos aproximar dela por tentativas. O estado actual da ciência é sempre provisório. Ao encontrarmos uma teoria ainda não refutada pelos fatos e pelas observações, devemos nos perguntar, será que é mesmo assim ? Ou será que posso demonstrar que ela é falsa ? Einstein é o melhor exemplo de um cientista que rompeu com as teorias da física estabelecidas. Popper debruçou-se intensamente com a teoria Marxista e com a filosofia que lhe é subjacente, de Hegel, retirando-lhes qualquer estatuto científico. O mesmo em relação à psicanálise, cujas teorias subjacentes não são falseáveis (refutáveis). O seu trabalho científico foi influenciado pelo seu estudo da teoria da relatividade de Albert Einstein.
O paradoxo da tolerância
Embora Popper tenha sido um defensor da tolerância, ele disse que a intolerância não deve ser tolerada, pois se a tolerância permitir que a intolerância tenha sucesso completamente, a própria tolerância estaria ameaçada. Em seu livro A sociedade aberta e seus inimigos, ele argumentou: "A tolerância ilimitada leva ao desaparecimento da tolerância. Se estendermos a tolerância ilimitada, mesmo para aqueles que são intolerantes, e se não estamos preparados para defender uma sociedade tolerante contra o ataque dos intolerantes, então os tolerante serão destruídos e tolerância com eles. - Esta formulação, não implica que devemos sempre suprimir as filosofias intolerantes, contanto que possamos combatê-las por argumentos racionais e mantê-las sob controle pela opinião pública. Mas devemos reivindicar o direito de suprimi-las, se necessário até mesmo pela força, e isso pode facilmente acontecer se elas não estiverem preparadas em debater no nível de argumentação racional, ao começar por criticar todos os argumentos e proibindo seus seguidores de ouvir argumentos racionais, devido ela ser uma filosofia enganosa, ensinando-os a responder a argumentos com uso de punhos ou pistolas. Devemos, portanto, reivindicar, em nome da tolerância, o direito de não tolerar os intolerantes. Devemos enfatizar que qualquer movimento que pregue a intolerância deva ser colocado fora da lei, e devemos considerar a incitação à intolerância e perseguição devido a ela, como criminal, da mesma forma como devemos considerar a incitação ao assassinato, ou seqüestro, ou para a revitalização do comércio de escravos como criminoso”.
De comunista a liberal
Popper foi membro ativo do Partido Comunista da Áustria mas, quando questionou os líderes do partido sobre a morte de vários colegas em uma manifestação, ele obteve a resposta de que foram necessárias para se realizar a revolução, o que o marcou profundamente e, a partir daí, começou a questionar a ideologia marxista. Com o tempo, Popper refutou completamente o Marxismo e tornou-se um liberal. Em 1947, Popper fundava com Friedrich Hayek, Milton Friedman, Ludwig von Mises e outros a Sociedade Mont Pèlerin para defender o Liberalismo clássico, no espírito do Open Society.
Diferenças entre Popper e Francis Bacon
Comparando o método científico de Karl Popper com a visão baconiana da ciência, Ernest Gellner afirma em "Relativism and the social sciences" ("Relativismo e as ciências sociais"): "a definição do método científico de Popper difere da versão baconiana de empirismo por sua ênfase na eliminação em vez da ênfase na verificação. No entanto eles têm em comum um determinado ponto: quer nós verifiquemos ou refutemos, de qualquer forma fazêmo-lo com a ajuda de duas ferramentas e apenas duas: a lógica e a confrontação com os factos. As teorias são julgadas por dois juízes: consistência lógica e conformidade com os factos. A diferença entre os dois modelos situa-se apenas em saber se os factos condenam os pecadores ou canonizam os santos. Para o jovem Popper havia alguns pecadores apropriadamente certificados, mas nunca santos definitivamente canonizados".
Livros traduzidos
A sociedade aberta e seus inimigos (2 volumes). São Paulo, EDUSP, 1974; Conhecimento objetivo: uma abordagem evolucionária. São Paulo, ed. da Universidade de São Paulo, 1975; A lógica da pesquisa científica. São Paulo, Cultrix, 1993; O realismo e o objectivo da Ciência (1o volume do pós-escrito à Lógica da descoberta científica). Lisboa, Publicações Dom Quixote, 1987; O universo aberto – argumentos a favor do indeterminismo (2o volume à Lógica da descoberta científica). Lisboa, Publicações Dom Quixote, 1988; A Teoria dos Quanta e o cisma na física (3o volume do pós-escrito à Lógica da descoberta científica). Lisboa, Publicações Dom Quixote, 1989; Conjecturas e refutações (O progresso do conhecimento científico). Brasília, Editora da UNB, 1994; Em busca de um mundo melhor. Lisboa, Fragmentos, 1989;     Um mundo de propensões. Lisboa, Fragmentos, 1991; O racionalismo crítico na política. Brasília, Editora UNB, 1994; Televisão: um perigo para a democracia. Lisboa, Gradiva, 1995; Autobiografia intelectual. Brasília: UnB, 1977. 263p. (B); La miséria del historicismo. Madrid: Taurus Ediciones; Alianza Editorial, c1984. 181p. (B); O eu e seu cérebro. Campinas: Papirus; Brasília: UnB, 1991. 513p. (B); Sociedade aberta, universo aberto. Lisboa: Dom Quixote, 1987. 112p. (B) ; A miséria do Historicismo. Tradução de Octany S. Mota e Leônidas Hegenberg. - São Paulo: Cultrix: Ed. da Universidade de São Paulo, 1980.


Confronto das ideias de Popper e Kuhn




·         Preocupação primeira com aquilo que é ciência e o que não é. Para isso Popper usa como critério o principio da falseabilidade. Essa demarcação rejeita a lógica indutiva e os puros dados da observação sem teoria. Com isto, todo conhecimento é provisório. Para Kuhn, a demarcação usada como critério para Popper não constitui um problema epistemológico, mas concorda com a inadequação do método indutivo de que as teorias e aplicações não são aceitas por consistência lógica ou embasamento lógico, mas sim por razões sociais e pelo consenso da comunidade científica.
·         O que é científico para Popper não o é para Kuhn e vice versa. Kuhn expressa o paradigma e Popper a falseabilidade. Para Popper os cientistas são críticos e estão sempre pondo suas teorias à prova, estando dispostos a alterar ou rejeitar sua inspiração, colocando em questão a validade da teoria vigente. Em Kuhn o cientista resiste a qualquer nova teoria e não está aberto à crítica. Ao contrário de pôr sua teoria a prova ele a protege e procura eliminar tudo o que passa colocando em dúvida sua eficácia, a fim de reafirmá-la.
·         Para Popper o trabalho do cientista é norteado por um método crítico e racional; já para Kuhn, o fator determinante para o progresso da ciência está na prática da comunicação científica.
·         A eficácia de uma nova teoria substitui o paradigma anterior. Kuhn rejeita, então, a lógica popperiana e a questão da universalidade.
·         Em síntese, Popper privilegia a lógica em detrimento das questões psicológicas e sociológicas de kuhn.
·         Popper define a falseabilidade como critério que demarca uma teoria. Em Kuhn a experiência mal sucedida nem sempre é determinante na refutação de uma teoria (paradigma). Já em Popper a experiência será sempre o fator determinante.
·         A verdade não é absoluta, mas objetiva, ou seja, basta corresponder aos fatos mesmo que não se disponha de critérios que possibilite reconhecê-la como tal. Para Popper não existe critérios de progresso em direção à verdade. Kuhn discorda de Popper quando põe em cauda a ideia de verdade como correspondência aos fatos e de considerá-la como meta final da ciência. A verdade de uma teoria só pode ser estabelecida nos limites de cada paradigma.
·         Para Popper o conhecimento científico é essencialmente progressivo. O resultado da atividade critica do cientista é aumentar o conhecimento científico. O progresso é o avanço, na modificação do conhecimento anterior. O conhecimento se dá de forma que a teoria dar lugar a outra que tendo sido submetida a vários e rigorosos testes, apresenta melhor resultado que a anterior não dava e propõe novos problemas.
·         Kunh distingue momentos do progresso da ciência: normal e extraordinária: na ciência normal ele constata a existência de um progresso cumulativo reconhecendo o progresso das teorias vigentes. Na ciência extraordinária existe uma descontinuidade conceitual as mudanças revolucionárias envolvem descobertas que não podem ser acomodadas ao paradigma anterior.
Ex.: Transição da física aristotélica para a newtoniana que não se dá de forma cumulativa, mas apresenta descontinuidade.
Assim não se pode passar do antigo ao novo conhecimento por correção ou acréscimo ao que já era conhecido.
·        Dessa forma os cientistas de correntes distintas, nenhuma observação de um mesmo objeto, podem apresentar resultados distintos. Então a comunicação entre os dois grupos só acontece através de uma conversão de um ao outro.
·        A opinião de Popper é diferente de Kunh com relação ao processo de mudança científica. Em Popper a ciência está no modo básico e constante “revolução permanente”, basta que aconteça uma significativa revolução para constituir uma revolução dessa ordem.
·        Em Kuhn diferentemente de Popper, na maior parte do tempo do empreendimento científico é dedicado à ciência normal ou cumulativa e se dá de forma esporádica.

Frei: Messias, Mário Josué, Robson José, Paulo Henrique.

Síntese de “A epistemologia de Tomaz Kuhn”[1]



Síntese de “A epistemologia de Tomaz Kuhn[1]
A obra de Tomas Kuhn e um marco importante no desenvolvimento da ciência com a obra a estrutura das revoluções científicas (1662). Kuhn faz no seu trabalho uma critica ao positivismo e a historiografia tradicional. Ela acredita que a ciência é antecedida por teorias e, portanto, não neutras.  Ele acredita que as ciências são desenvolvidas a partir de períodos de “ciência normal”, nos quais os pesquisadores aderem a um paradigma que é interrompido por revoluções científicas que é causada pelos casos extraordinários.
Paradigma é o termo mais importante na obra de Kuhn. Tal termo tem dois sentidos um geral e outro restrito. O primeiro designa uma série de compromissos que o pesquisador tem com a comunidade científica. A este sentido Kuhn aplicou a expressão “matriz disciplinar”. Seus principais componentes são: generalizações simbólicas: assemelham-se as leis da natureza; modelos particulares: são modelos ontológicos ou heurísticos que fornecem as metáforas e as analogias necessárias; Modelos compartilhados: são valores aos quais os cientistas aderem; exemplares: são a solução de problemas, ao quais tem o poder de acessar novos conhecimentos os quais não são propriamente encontrados pelos problemas, mas simplesmente, dados pelos problemas.
A ciência normal é a tentativa de encaixar o problema dentro dos limites preestabelecidos e relativamente inflexíveis fornecidos pelos paradigmas.  A ciência normal restringe drasticamente a visão do cientista para que o cientista desenvolva a sua capacidade de resolver os problemas levantados. Assim ao adquirir um paradigma, adquire um critério para descobri-lo.A ciência normal é concebida como dogmática e, por isso mesmo, diz Kuhn, é que a ciência pode avançar. Para Kuhn a ciência normal se divide em três tipos: determinação do fato significativo: com a existência de paradigmas fatos precisam de determinações mais precisas; harmonizações dos fatos com as teorias: esta atividade consiste da manipulação de teorias levando a predições que possam ser confrontadas diretamente com a experiência e do desenvolvimento de equipamentos para a verificação de predições teóricas; articulação da teoria: “consiste num trabalho empreendido para articular a teoria do paradigma, resolvendo algumas de suas ambiguidades e permitindo a solução de problemas até então não resolvidos”.
A grande revolução científica está na mudança de concepção  quantos o seu problema não pode ser identificados unicamente como anomalias mas sim como quebra cabeças que precisam serrem originariamente organizadas. E aqui está o papel da ciência normal segundo Kuhn a de fazer uma precisa integração entre a observação e a teoria. Quantos maiores forem à precisão tanto maior será a mudança de um paradigma.
Só surgiram novas teorias quando existirem período de inseguranças profissionais, e tais novas teorias surgem somente apos o fracasso de uma atividade normal, surgindo um a duas décadas depois desse fracasso.
Será uma revolução científica quando houve uma reconstrução das áreas de estudos apartir de novos princípios e nunca como um processo cumulativo obtido através de uma articulação do relho paradigma.
A incomensurabilidade de paradigmas dita por Kuhn está relacionada ao fato de que padrões científicos e definições são diferentes para cada paradigma.
Em resumo o desenvolvimento científico não pode ser comparado adesão de tijolos em uma construção não é através de uma serie de descobertas invenções individuais que se tem o conhecimento científico mais de acordo com o modelo Kuhniano a ciência se desenvolve apartir de uma ciência normal que desembocará em uma revolução científica.

José Clebson Marçal Pereira
João Raniery Elias da silva
Josué Laurindo da Silva 


[1] Thomas Samuel Kuhn (Cincinnati, 18 de Julho 1922 — Cambridge, 17 de Junho 1996) foi um físico e filósofo da ciência estadunidense. Seu trabalho incidiu sobre história da ciência e filosofia da ciência, tornando-se um marco no estudo do processo que leva ao desenvolvimento científico.
Biografia
Thomas Kuhn nasceu em 18 de Julho de 1922, em Cincinnati, em Ohio, Estados Unidos. Formou-se em física (summa cum laude) em 1943, pela Universidade de Harvard. Recebeu desta mesma instituição o grau de Mestre em 1946 e o grau de Doutor em 1949, ambos na área de Física. Após ter concluído o doutorado, Kuhn tornou-se professor em Harvard. Lecionou uma disciplina de Ciências para alunos de Ciências Humanas. A estrutura desta disciplina baseava-se nos casos mais famosos da história da ciência, pelo que Kuhn foi obrigado a familiarizar-se com este tema. Este fato foi determinante para o desenvolvimento da sua obra. Em 1956 Kuhn foi leccionar História da ciência na Universidade da Califórnia, em Berkeley. Tornou-se professor efectivo desta instituição em 1961. Em 1964 tomou a posição de Professor M. Taylor Pyne de Filosofia e História das Ciências, na Universidade de Princeton. Em 1971 Kuhn foi leccionar para o MIT, onde permaneceu até terminar a sua carreira acadêmica. Kuhn morreu em 17 de Junho de 1996, vítima de cancro (câncer).
Obra
Seu primeiro livro foi A Revolução Copernicana, publicado em 1957. Mas foi em 1962, com a publicação do livro Estrutura das Revoluções Científicas que Kuhn se tornou conhecido não mais como um físico, mas como um intelectual voltado para a história e a filosofia da ciencia. Em uma entrevista cedida à filosofa italiana Giovanna Borradori, no ano de 1965, em Londres, Thomas Kuhn explica sinteticamente seu percurso acadêmico até a construção deste texto, que se tornaria o referencial de discussão entre os filósofos da ciência. Sua carreira inicia-se como físico e, até a defesa de sua tese de doutorado, tinha tido poucos contatos com a filosofia. Sua justificativa para este pouco contato com a filosofia é fundada principalmente na ocorrência da Segunda Guerra Mundial, pois havia, segundo ele, uma enorme pressão para empreender carreiras científicas e um grande desprezo em relação às matérias humanísticas. Todavia, foi na Universidade de Harvard, quando teve que preparar um curso de ciências para não cientistas, que pela primeira vez, ele utilizou exemplos históricos de progressos científicos. Dessa experiência, Kuhn percebeu que a o desenvolvimento da ciência, numa perspectiva histórica, era muito diferente da apresentada nos textos de Física ou mesmo de Filosofia da Ciência. O livro Estrutura das Revoluções Científicas foi, então, um texto produzido e direcionado a um público filosófico, mesmo não sendo um livro de filosofia. Isso porque, conforme ele mesmo dizia, Kuhn criticava o positivismo sem conhecê-lo em profundidade, assim como não se sentia influenciado pelo pragmatismo de William James e John Dewey. A repercussão do seu livro foi tão grande na comunidade acadêmica que, já na segunda edição, em 1970, Kuhn apresentou um pós-escrito, no qual seus pontos de vista são, em alguma medida, refinados e modificados. E, para responder às acusações de irracionalismo, ele escreve, em 1974, um ensaio intitulado Reconsiderando os paradigmas e, logo depois, desenvolve com maior profundidade as descontinuidades históricas, que foram apresentadas em outro livro chamado Teoria do corpo negro e descontinuidade quântica - 1894-1912, publicado em 1979. A polêmica sobre a obra de Thomas Kuhn gira em torno da noção de paradigma científico e da "incomensurabilidade" entre os paradigmas. Ken Wilber defende (em seu livro A União da Alma e dos Sentidos) que a idéia de paradigmas proposta por Kuhn tem sido apropriada e abusada por grupos e indivíduos que tentam fazê-la parecer uma declaração de que a ciência é arbitrária. Entretanto, a obra de Kuhn abriu espaço pra toda uma nova abordagem de estudos chamados Social Studies of Science(estudos sociais da ciência) que desembocou no Programa Forte da Sociologia. Especula-se que Kuhn tenha se apropriado de muitas das idéias de Ludwick Fleck (como paradigma, revolução paradigmática, ciência normal, anomalias, etc), médico polonês que pouco escreveu sobre história da ciência e que permaneceu e permanece desconhecido de muitos.
O pensamento de Kuhn
Thomas S. Kuhn ocupou-se principalmente do estudo da história da ciência, no qual mostra um contraste entre duas concepções da ciência: Por um lado, a ciência é entendida como uma atividade completamente racional e controlada. (PERSPECTIVA FORMALISTA). Em outro lado, a ciência é entendida como uma atividade concreta que se dá ao longo do tempo e que em cada época histórica apresenta peculiaridades e características próprias. (PERSPECTIVA HISTORICISTA). Este contraste emerge na obra A Estrutura das Revoluções Científicas, e ocasionou o chamado giro histórico-sociológico da ciência, uma revolução na reflexão acerca da ciência ao considerar próprios da ciência os aspectos históricos e sociológicos que rodeiam a atividade científica, e não só os lógicos e empíricos, como defendia o modelo formalista, o qual estava a ser desafiado pelo enfoque historicista de Kuhn.
Enfoque historicista
Segundo o enfoque historicista de Kuhn, a ciência desenvolve-se segundo determinadas fases: Estabelecimento de um paradigma. Ciência normal. Crise. Ciência Extraordinária. Revolução científica. Estabelecimento de um novo paradigma.
        A noção de paradigma resulta fundamental neste enfoque historicista e não é mais que uma macroteoria, um marco ou perspectiva que se aceita de forma geral por toda a comunidade científica (conjunto de cientistas que compartilham um mesmo paradigma e realizam a mesma atividade científica) e a partir do qual se realiza a actividade científica, cujo objectivo é esclarecer as possíveis falhas do paradigma ou extrair todas as suas consequências.
        A ciência normal é o período durante o qual se desenvolve uma atividade científica baseada num paradigma. Esta fase ocupa a maior parte da comunidade científica, consistindo em trabalhar para mostrar ou pôr a prova a solidez do paradigma no qual se baseia.
        Porém, em determinadas ocasiões, o paradigma não é capaz de resolver todos os problemas, que podem persistir ao longo de anos ou séculos inclusive, e neste caso o paradigma gradualmente é posto em cheque, e começa-se a considerar se é o marco mais adequado para a resolução de problemas ou se deve ser abandonado. Então é quando se estabelece uma crise,
        Ciência extraordinária, o tempo em que se criam novos paradigmas que competem entre si tentando impor-se como o enfoque mais adequado.
        Produz uma revolução científica quando um dos novos paradigmas substitui ao paradigma tradicional. A cada revolução o ciclo inicia de novo e o paradigma que foi instaurado dá origem a um novo processo de ciência normal.
Desta maneira, o enfoque historicista dá importância a fatores subjetivos que anteriormente foram passados por alto na hora de explicar o processo de investigação científica. Kuhn mostra que a ciência não é só um contraste entre teorias e realidade, senão que há diálogo, debate, tensões e até lutas entre os defensores de distintos paradigmas. E é precisamente nesse debate ou luta onde se demostra que os cientistas não são só absolutamente racionais, não podem ser objetivos, pois nem a eles é possível afastar-se de todos os paradigmas e compará-los de forma objetiva, senão que sempre estão imersos em um paradigma e interpretam o mundo conforme o mesmo. Isto demostra que na atividade científica influi tanto interesses científicos (ex: a aplicação prática de uma teoria), como subjetivos, como por exemplo, a existência de coletividades ou grupos sociais a favor ou contra uma teoria concreta, ou a existência de problemas éticos, de tal maneira que a atividade científica vê-se influenciada pelo contexto histórico-sociológico em que se desenvolve. Também é verdade que, epistemologicamente falando, Thomas Kuhn se guia por um paradigma para estudar a formação dos paradigmas!
Para Kuhn a ciência é subjectiva evolui de modo a aproximar-se da verdade. Esta aproximação é feita pela substituição de teorias, paradigmas que são segundo Karl Popper objectivamente melhores que a teoria ou paradigma anteriores, sendo assim a ciência segundo Popper objectiva. Mas Kuhn critica este ponto de vista e afirma que dois paradigmas são incomensuráveis, e tambem para um paradigma ser melhor que outro tinha de ser objectivamente melhor que o anterior mas isso não acontece pois os factores que levam a escolher um paradigma e desfavorecimento do anterior são factores subjectivos. Sendo assim a ciência não objectiva pois as escolhas que levam a evolução da ciência são meramente subjectivas.
Principais publicações
    A Função do Dogma na Investigação Científica. Thomas Kuhn, 1961; A estrutura das revoluções científicas. 7.ª ed. São Paulo: Perspectiva, 2003; O caminho desde a estrutura. São Paulo: Editora UNESP, 2006; A tensão essencial. Lisboa: Edições 70, 1989; A revolução copernicana: a astronomia planetária no desenvolvimento do pensamento Ocidental. Lisboa: Edições 70, 1990.

mercoledì 22 ottobre 2014

Film - Cinema Brazil and Orbe - Rubem Alves - Filosofia - Scienze



Neste post entendemos repassar alguns filmes desde a perspectiva da relação filosofia-ciência, segundo a obra rubemalveziana "Filosofia da Ciência". Os textos foram elaborados pelos alunos do homônimo curso, no ano acadêmico 2014/2.

GATTACA: A EXPERIÊNCIA GENÉTICA[1].
Raniery

Quem é a ciência? Quais os meios utilizados por ela? São legítimos seus procedimentos? Até que ponto o pensamento científico tem o poder de modificar a história humana num sentido obstinado de melhoramento onde a “régua medidora” do ser melhor são seus próprios conceitos? Será que, de fato, a mãe natureza deseja uma intervenção humana aos moldes das feitas até então?
A filosofia da ciência, em Rubem Alves, é entendida como a grande “desencantadora” do universo. Tal desencanto iniciou-se com a manipulação que os homens se propuseram fazer das realidades da natureza. O sistema solar, os astros, a ordem celeste,... Tudo em busca de responder perguntas que nunca fora sanada. O grande conflito, no entanto, está em os cientistas serem forças a admitir que, por mais estudo que se tenha, por mais pesquisas e testes sejam elaborados; toda verdade formulada por eles é provisória, porque tudo o que os pesquisadores científicos têm nas mãos são modelos daquilo que se é real. Logo, a qualquer momento pode o pensamento formado ser refutado. Que o diga a falseabilidade popperiana. São pelas possibilidades de falsar ideias que já foram outorgadas que se tem o progresso na ciência. Só há avanços científicos quando é descoberto anomalias e forçam os cientistas a questioná-los. Sem sombra de dúvidas: é das probabilidades que a ciência surge. Mendel, quando analisava os códigos genéticos, atestava: o que é determinante é um elenco de unidades genéticas com certas chances de serem ativadas pelo evento da fecundação, ou alteradas depois dele. O que Mendel não pensou foi na falsificação de um gene, reprimindo o seu próprio. Mas, como pode?
Mais que um filme de ficção científica, Gattaca: a experiência genética é um exímio exemplo de um determinismo genético numa nação.  O longa-metragem trata de uma civilização que estaria baseada num mapa genético, no DNA e na manipulação dos que, por eles entendidos, seriam pessoas quase perfeitas. Por exames, os habitantes de realidade futurista eram examinados constantemente e julgados pelas probabilidades de terem doenças e imperfeições. Existia, portanto, uma discriminação de classe; não como as que no presente tempo temos (como raças, cores, culturais, posição social...) mas, à nível científico. Por curriculum, apenas suas células. Os atestados nessa seleção como inválidos, eram descriminados: é o caso de Vicent. Para escapar dessa sina, recorre à espécie de mercado negro, conseguindo um sósia com características perfeitas para sua entrada na Gattaca. Todavia, para conseguir será preciso que ele raspe e corte os pelos, fraude seu exame de urina e de sangue, ponha lentes de contato, tudo para tornar-se a identidade comprada. No íntimo da trama, encontramos uma menção ao darwinismo e outras filosofias mencionada pelo cineasta. Mostra que o homem é perfeito, apesar de às vezes ter aparências imperfeitas. Uma sociedade fechada de perfeitos, intolerantes com os que possuem alguma deficiência – ideias como as da eugenia dos anos 40 – em nada pode contribuir para a boa convivência da raça humana.
A ciência deve contribuir para uma melhor vivência do homem. Os códigos genéticos não devem ser meios para uma exclusão ou discriminação social. Como o filme aborda, não existe uma posição drástica entre Deus e genética, entre fé e razão. A ciência deve sempre ter cautela em suas afirmações quando pretende possuir a verdade absoluta de todas as coisas existentes. O que o cientista possui em suas mãos são apenas modelos, e, como dizia Rubem Alves: “Ensinar ciência é ensinar modelos”.

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SEGURANÇA NACIONAL
Roberto

1º) Quais os pressupostos dede a perspectiva para o entendimento da concepção de ciência filme e para o concepção de fé (existe?)?
Ciência: sistema de radar (Sivam); Investigar para não negociar com terroristas; R99 jato de analise; bombas; Avião radar; caça suporte tucano; construção de uma ponte; código morci; Alei do abate entrou em vigor em 2014.
Fé: Vá com Deus ( terrorista); Deus abençoes vocês (Presidente), és o preso quevai pagar pelo seu pecados   ( terrorista).

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Quem somos nòs
Paulo

Todo ponto de vista é a vista de um ponto”( Ortega y Gasset)

1-    Quais os pressupostos – desde a perspectiva da  filosofia da ciência em Ruben Alves( no capitulo que leu) para o entendimento da concepção de ciência do filme? E para a concepção de fé( existe?)
Na concepção de Rubem Alves os pressupostos da ciência  é a busca de uma ordem que é invisível e que dá sentido ao que existe de enigmático,  e o esforço de dar respostas ao que se apresenta como problemas.essa busca é infinita, visto que a ciência nunca contenta-se com teorias, declarando-as como verdade tendo em vista a possibilidade de sua confutação.
No filme quem somos nós, aborda questões existenciais do ser humano unindo-as  com a física quântica para defender a idéia de que a realidade nada mais é do que aquilo que vemos e que portanto ela é limitada pelas emoções e sensações do momento em que as vivenciamos. A realidade portanto seria uma possibilidade mental. Então existe uma realidade para além daquilo que se pode ver. Uma realidade que não é apenas exterior ao homem, mas existe uma realidade interior que é responsável por produzir a realidade exterior.
Porém o homem tende a acomodar-se com aquilo que é dado pela sua percepção limitada (vicio)  não penetrando na “toca do coelho do mistério”.nessa perspectiva os pressupostos da ciência  segundo o filme,se identificam com a de Rubem Alves, pois a ciência é a reflexão daquilo que parece banal e que costumeiramente não mais é questionado pelo senso comum, é a busca do conhecimento sem a interferência dos vícios, ou seja da dogmatização de teorias. É busca do que está além da realidade aparente,visto que a mente humana não consegue apreender totalmente o objeto.
Quanto à concepção de fé que aparece no filme é de critica à religião por pregar um Deus separado e superior ao homem e defende que  o Deus que a religião prega não passa de uma imagem de quem o criou. Portanto o Deus que é pregado não existe.Deus é o próprio homem que chega ao nível de conhecimento de si, de suas possibilidades

2-    Desde Rubem Alves em que vc criticaria o filme?
O filme faz uma exacerbada valorização das potencialidades e consequentemente a negação da existência de Deus, ao defender que Deus é o próprio homem desenvolvido no conhecimento de si  e que descobre as suas potencialidades. Isso significa dizer que a fé é fruto da ignorância humana que  desconhecendo o seu potencial e sua capacidade criadora, o projeta em um ser externo que não existe mas é uma projeção de si mesmo.

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O Enigma de Kasper Houser
José Clebson
Rubem Alves no capitulo VI do seu livro filosofia da ciência, nos mostra que, para cada determinada pesquisa a uma teoria específica, assim nos revelando que não podemos dogmatizar-las. Que ao encontramos um resultados não demos ter como uma verdade absoluta. Portanto as teorias são elaboradas de acordo com que desejamos pesquisar. Esse método de pesquisa nos ajuda a compreender a ciência mostrada através do filme “O ENIGMA DE KASPER HOUSER”,que através da observação e experiência constroem teorias para chegar ao conhecimento do problema, e assim buscar conhecer quem era Kasper Houser.  Sobre a questão da fé mostrada através do filme, é que a fé é importante porque através dela nós elevamos o espírito, mas só a adquirimos através do conhecimento e não de uma imposição.

2. Crítica ao filme.
         A triste história de Kaspar Hauser teve fim quando, derrepente o diretor do filme resove assassinar-lo. Não mostrando uma clareza no meu metodo de pesquisa. Assim como sua origem e real identidade,a pessoa que o manteve em cativeiro quando criança e seu assassino não foram desvendados, permanecendo um enigma e fazendo com que novas hipóteses e estudos sejam gerados através de sua figura.

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CRASH: NO LIMITE
Josué
“O filme tem duração de 112 minutos, o gênero é Drama, e se passa em Los Angeles, nos Estados Unidos. A história fictícia abordada pelo filme tem duração de 36 horas, a censura é para maiores de 14 anos e tem como autor/roteirista Paul Haggis.”
O filme aborda a realidade do preconceito entre as pessoas na cidade de Los Angeles. O filme inicia retratando uma batida de carro. Curiosamente o ator Don Cheadle, que faz o papel de um detetive e que estava dentro do carro que recebe a batida, afirma que as pessoas se batem por que estão muito distantes uma das outras estão, em meio a tanta gente, se sentindo solitárias, esparram um no outo apenas para sentir prazer. Daí começa a acontecer uma série de atos preconceituosos sofridos: uma mulher que bateu no carro sofre preconceito por parte da mulher que vinha com o detetive, uma dupla de jovens negros um sente que o tratamento que deram a eles, em relação aos brancos que lá estavam, foi preconceituoso. Isso vai se desenrolando de forma que não se apresenta só um dos envolvidos no ato, mas todas que estão envolvidos apresentam algum tipo de preconceito.
Dando sequencia a esses episódios, a atriz Sandra Bullock faz o papel de uma de uma esposa de um promotor e muito preconceituosa. Ela com seu esposo estavam passando pela rua quando vinham passando aqueles dois rapazes negros ela com cara de assustada se aproximam de seu marido, os rapazes um dos rapazes percebeu o ato preconceituoso dela. Em seguida eles anunciam o assalto e levam o carro. A polícia persegue o carro.
Na trama aparece um policial para um carro que não era o do assalto, e ele sabia disso, mas ele fez isso por que o motorista era um negro que estava com sua mulher. O policial humilha o homem e faz vistoria na esposa deste passando a mão nas partes intimas dela. Outo policial, jovem, não gostou da ação de seu companheiro. Ela fala para seu chefe, que era negro, mas esse não quis se meter, pois não queria manchar sua carreira.
A onda de preconceito continua. Um comerciante de outra nacionalidade, que já havia sofrido preconceito, chama um chaveiro para consertar a sua porta e ele diz que trocou a fechadura, mas informou que o problema estava na porta, como não consertava portas pede apenas o pagamento da fechadura e deixa de lado a mão de obra, porém, numa conversa desrespeitosa por parte do comerciante o chaveiro se chateia vai embora sem receber. Dias depois a loja é arrombada. O comerciante culpa o chaveiro e procura vingança.
Num segundo momento as coisas passam a acontecer de outra forma. Aquele policial sai para fazer a ronda e se depara com um acidente, quando tenta socorrer a vítima ele percebe que era aquela mulher que ele vistoriou a frete se sue esposo. Ela o reconhece e grita para que ele não a toque, mas ele insiste e convence-a, pois o carro estava preste a explodir. Com risco eminente de morte ele a salva. Então diante dessa situação ele começa a cair em si.
No caso da esposa do promotor, ela começa deixar o preconceito de lado quando, em uma situação difícil, percebe que sua verdadeira amiga era a sua empregada pobre.
Já o comerciante realmente foi se vingar. Fica de tocaia na frente da casa do chaveiro. Quando esse chega ele vai tomar satisfação e pede que esse o pague, como a chaveiro não tinha dinheiro, ele se prepara para atirar, nisso a filha corre para proteger o seu pai e quando chega de frente dele, o comerciante atira. O pai fica apavorado por pensar que sua filha havia levado um tiro, mas em seguida percebe que ninguém se machucou, então entra para sua casa com a filha e esposa. O comerciante vê aquela criança como um anjo e cai em si. 
Aquele jovem policial que abominava o preconceito de seu colega dá uma carona a um negro. Durante o trajeto percebe que este apresenta sinais se alguém que pulou muros para assaltar. O negro em certo momento começa a rir e o policial começou a se irritar, pede explicação. O negro coloca a mão na bolsa para tirar alguma coisa que explicaria por que ele estava rindo, ao fazer isso o policial atirou. Quando vai olhar o que ele ia tirar da bolsa percebe que era uma imagem de São Cristóvão semelhante a sua que estava no painel do carro. Sofre duramente com aquilo.
Por fim, o detetive que parou no acidente no início do filme viu que lá tinha um jovem morto na estrada, àquele jovem era seu irmão.  A sua mãe faz uma dura crítica, reclamava da ausência dele e dizia que ele só queria saber da promoção social e por isso a abandonou a ela e a seu irmão.
Toda essa trama mostrou os pontos estremos que o preconceito pode levar; Mostrou que não é a cor nem a classe social e muito menos a nacionalidade que revelam o verdadeiro significado do que seja o ser humano.

QUAL O PAPEL DA CIÊNCIA NESSA REALIDADE?

Façamos uma relação entre o filme e a ciência.
O que causa o preconceito? Normalmente os preconceitos são causados por meio da observação, as pessoas observam que neles existe uma comprovação através dos dados concretos de que, por exemplo, existe um grande numero de criminosos entre os negros, daí ser melhor manter distância; o povo de Los Angeles constatou que os terroristas de outra nacionalidade agiram de forma covarde e causaram dano a seu país. Isso mostra que as pessoas tem um conhecimento prévio a cerca de todas as realidades das quais pretendem se livrar com seus atos discriminatórios e isso dá a elas o direito de ter preconceito.
Essa é o que acontece com o preconceito, ele se auto justifica a partir da realidade. E a ciência por muito tempo seguiu essa linha quando tomou por base a ralação causa e efeito. Para constatar isso vejamos como a ela se comportaria diante de uma analise de uma relação preconceituosa: “os negros estão constantemente envolvidos em assaltos e assassinatos, são responsáveis pelos pânico na cidade”. Na relação causa e efeito que procura conhecer a partir do que foi “dado” diria simplesmente que a causa de tudo são os negros e o efeito da ação deles é o pânico.  No empirismo e no positivismo sugeriram essa forma de trabalhar para as ciências, porém ela não vai além dos fatos. Sendo assim, os preconceitos nas ciências e muito menos nas relações não são justificados, pois não ultrapassam os enunciados.
A ciência precisa procurar ir além das causas e dos efeitos, deve perceber que a indução não determina toda a verdade, e que o fato é apenas o inicio donde parte a compreensão, ou seja, não se faz ciência generalizando os fatos a partir do simples dado. Isso é o que as pessoas preconceituosas fazem.
Para superar os preconceitos devemos ir além dos fatos e perceber e procurar compreender o que está por trás de todo o dado. Também é necessário nunca fazermos generalizações apresada. Pois se corre o risco de errar seriamente e não termais volta, isto é, se não procurarmos compreender da forma correta o verdadeiro sentido das coisas e sua real explicação, a forma correta nos dará o seu verdadeiro sentido e pode ser drástico e isso está fora do nosso controle.

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Muito além do último jardim
Messias
O filme “Muito além do último jardim” aborda questões como a influência da mídia sobre o comportamento das pessoas. O modo pela qual as pessoas mais simples são facilmente absolvidas pelo conteúdo da tv. Isso se mostra visível no personagem principal Chance Gardener que, não sabendo ler ou escrever, tem como educadora a programação da tv, chegando ao ponto de imitar inesperadamente as cenas dos programas e filmes. Sua inocência e simplicidade passa a ser admirada por todos, especialmente depois do seu contato com o presidente, através de aconselhamentos simples, relacionados ao seu ofício de jardineiro, e que foram citados num discurso oficial pelo próprio presidente. A partir desse momento seu reconhecimento é ampliado; todos querem conhece-lo ou tomar seus conselhos.
A imagem do jardineiro representa a sociedade degenerada e manipulada pela mídia que, em plena ascensão no século XX, fascina e encanta seus consumidores. Este fascínio permite uma forte influência da mídia no comportamento dos indivíduos com relação à economia, política, ou mesmo nas relações interpessoais.
O contraste entre o simples e o complexo, o não-instruído e o intelectual, o senso comum e a ciência, fascina e surpreende a muitos, permitindo um diálogo - nem sempre pacífico, devemos reconhecer - mas contribui imensamente para o desenvolvimento social, técnico e para as relações humanas. Isto permite fazer uma associação entre a ciência – esta, vista como um conhecimento oficial através de sua investigação – e o senso comum, que por sua vez, representa o conhecimento que parte da experiência popular, sem base científica, mas que serve como ponto de partida para a investigação rigorosa.
As diferenças entre o discurso científico e o senso comum podem ser identificadas no filme na relação estabelecida entre Chance e Bem, um homem idoso e enfermo, com uma grande fortuna cujos recursos são voltados para o tratamento e manutenção da sua saúde. Enquanto um levava uma vida simples e desprendida de ideias e opiniões complexas acerca de assuntos como economia e política, o outro, mesmo vencido pela doença, mostrava conhecimento e interesse aguçados.
O estilo de vida adotado pelo jardineiro, diferente daquele que deposita toda sua confiança no dinheiro e nas coisas que ele pode proporcionar, é baseado no convívio e na lida com os aspectos mais simples e ordinários do dia a dia. Mesmo com o contato com outras realidades distintas da sua, Chance não altera seu modo de ser e se portar diante da realidade e das pessoas com quem manteve contato. Tal comportamento pode ser interpretado como o resultado de uma fé desprendida de apegos à fama, ao dinheiro e outros aspectos que normalmente corrompem a conduta de qualquer homem.
O enredo desenvolvido na trama, em que um jardineiro perde seu trabalho, juntamente com sua moradia, e parte numa aventura sem destino, pode apresentar deficiência na apresentação da linha limite entre ficção (consideremos os elementos que fogem drasticamente da realidade) e realidade (elementos perfeitamente aceitáveis nos padrões normais). Isso pode ser identificado na forma repentina com que o jardineiro conhece e é aceito no seio de uma família rica; a rapidez do seu reconhecimento nacional, através do contato com o presidente; ou ainda, ao final do filme, quando o jardineiro aparentemente anda sobre as águas num local muito próximo ao sepultamento do personagem Ben, e não é visto por ninguém, ou seja, uma cena extraordinária, surreal, que pode até comprometer o tom de normalidade de todas as outras cenas.

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O nome da Rosa
Mário
1 Quais os pressupostos, desde a perspectiva da Filosofia da Ciência de Rubem Alves, para o entendimento da concepção de ciência do filme: O Nome da Rosa, e para a concepção de fé (existe?)?
A investigação criminal, com o surgimento de evidências e proposições; A elaboração de discursos dessas proposições e evidências; O levantamento e debate de teorias acerca da investigação; Exame e coleta de provas; Exame minucioso dos cadáveres; Os embates filosóficos entre os personagens acerca de outros temas referentes a igreja, a ciência e a fé. Enfim, o método empírico e analítico.
A concepção de fé existe; seus pressupostos são: o ambiente, o mosteiro; o discurso religioso entre três grandes ordens da Igreja: Dominicanos, Franciscanos e Beneditinos; a reflexão sobre o tribunal da inquisição.

2 Desde Rubem Alves, em que você criticaria o filme.
O conhecimento, a ciência, a filosofia eram coisas perigosas. É uma das principais mensagens que o filme, erradamente passa; o pensamento que predomina, e que queria continuar predominando, impedia que o conhecimento fosse acessível a quem quer que seja, salvo os escolhidos. No filme, a biblioteca era um lugar perigoso, (o conhecimento) era um labirinto e quem conseguisse chegar até o final dele era morto. Só alguns tinham acesso. A Igreja restringia assim o conhecimento, tomando para si o monopólio da ciência, da filosofia. Essa perspectiva da Igreja tem a ver com o pensamento dominante da Idade Média, dominado pela igreja. A informação restrita a alguns poucos representava o domínio e o poder. É o que se prega como a idade das trevas, em que a Igreja deixava na ignorância todos os outros.
Mas não é bem assim; esquece-se de que a Igreja foi, nessa época, e até hoje o é também, a grande guardadora do depósito da fé e do conhecimento. A riqueza das grades curriculares das universidades deve-se a santa Igreja Católica, que zelou, propagou e criou grandes obras.

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Matrix e a obra Filosofia da Ciência - Introdução ao jogo e suas regras, de Rubem Alves
Fagner
Matrix é um filme com forte temática filosófica, cujo objetivo é desmistificar uma realidade aparente na qual a sociedade inteira vive. Tal “realidade”, nomeada Matrix, seria uma grande máquina capaz de usar as energias humanas. Alegorias como estas já foram usadas largamente ao longo do tempo, um exemplo destas é a “Caverna de Platão”, cujo temário diz respeito a liberdade proporcionada pela descoberta de uma ilusão vivenciada na caverna, através do sair da mesma. No livro Filosofia da Ciência - Introdução ao jogo e suas regras, de Rubem Alves, encontram-se também menções acerca da relação entre verdade e equívocos, esta científica e esses vindos do senso comum.
Rubem Alves fala de uma necessária “desmistificação do cientista”, que, no pensar dele, colocou-se acima de qualquer conhecimento, “absolutizando” a verdade. No filme mencionado há um mundo ilusório (Matrix) e uma realidade, sabidos por poucos. Neste sentido, tomando a posição de Alves e de tal filme, pode-se fazer uma relação entre o momento em que a pesquisa é inexistente (ilusão) e o momento em que a pesquisa passa a existir (verdade); a diferença é que, em Rubem Alves, a busca cientifica nasce da necessidade, de uma problemática, e na Matrix, o processo de verdade é desencadeado por outrem (Morpheus).
No filme não há exclusão das dúvidas em relação ao mundo – o protagonista (Neo) era cheio delas – este é um ponto comum com a obra de Rubem Alves, pois nela as pessoas podem se debruçar sobre a pesquisa, a partir de um problema, e encontrar a solução (verdade). Este autor sugere que o leitor busque o desconhecido, a pergunta “O que é o desconhecido?” seria o início de uma solução, na linguagem do filme, de uma libertação.
Assim, vê-se a ciência como indiscutivelmente necessária e reveladora da verdade, tanto em Matrix quanto em Rubem Alves. Entretanto, vê-se também que ela deve ser usada para o serviço de todos, instrumento de libertação para as pessoas, de conhecimento constante; na Matrix, numa quebra de sistemas, e em Rubem Alves, numa quebra de paradigmas.


[1] Gattaca (no Brasil, Gattaca - Experiência Genética) é um filme americano de 1997, uma ficção científica que aborda as preocupações sobre as tecnologias reprodutivas que facilitam a eugenia e as possíveis consequências de tais desenvolvimentos tecnológicos para a sociedade.